Il sistema globale sta producendo crisi sempre più ravvicinate che riducono e svalorizzano il lavoro e producono diseguaglianze crescenti, una forte compressione di diritti, un pianeta sempre più debole, non solo da un punto di vista ambientale ma anche demografico, migrazioni forzate e la guerra anche in Europa.
In molti Paesi, tra cui l’Italia, viene attuata una strategia reazionaria, di destra - talvolta con veri e propri regimi repressivi- che spesso colpisce le libertà e le istituzioni democratiche, tra cui le Organizzazioni sindacali, e che limita i diritti sociali e civili.
In questo contesto assistiamo sempre più frequentemente anche alla svalorizzazione delle nostre vite dentro e fuori dai luoghi di lavoro: infortuni, molti mortali, femminicidi, violenza diffusa, accompagnate da una narrazione pubblica che, troppo spesso, giustifica questi comportamenti.
Perché la Filctem, categoria manifatturiera, riflette anche attorno a questi temi? Prendiamo spunto dalla giornata di oggi, 28 settembre, “Giornata mondiale per l’aborto sicuro”. I dati raccolti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) evidenziano che leggi restrittive sull’aborto non modificano le probabilità di una gravidanza indesiderata, ma aumentano la possibilità di gravi danni alla salute delle donne in caso di ricorso all’aborto non sicuro. Serve quindi un forte investimento nella prevenzione e nel potenziamento degli organici, della formazione e della strumentazione del sistema sanitario pubblico e dei consultori - non la demonizzazione della legge 194 e dell’educazione all’affettività nelle scuole.
Esattamente come servono investimenti pubblici e privati per permettere alle lavoratrici e ai lavoratori di lavorare in modo sicuro, non precario e con salari dignitosi.
La cronaca degli ultimi mesi ci consegna brutali femminicidi, sentenze che giustificano violenza e stupro per fattori culturali, vittimizzazione secondaria, stupri troppo spesso da parte del branco su giovanissime ragazze, molestie, violenza e infortuni nei luoghi di lavoro, differenze salariali e pensionistiche uomo-donna, affermazioni violente come “te la sei cercata!” da parte di vari rappresentanti istituzionali, del mondo dei media, dell’ambito religioso contro donne, persone con background migratorio, comunità lgbtqia+.
Ci siamo indignate e indignati e, talvolta, siamo stati impotenti di fronte alla cronaca, al bollettino quotidiano della violenza, delle morti e dell’indifferenza. Per questi motivi la nostra categoria, e la Cgil tutta, continua ad impegnarsi per la prevenzione, la formazione e il rafforzamento dei diritti e delle tutele nei luoghi di lavoro attraverso la contrattazione e a supportare concretamente le lavoratrici e i lavoratori nelle difficoltà e nella violenza domestica e lavorativa che, ancora troppo spesso, possono subire. Non basta.
L’attacco al lavoro riguarda non solo i diritti sociali ma anche quelli civili. In un altro periodo storico, a cavallo degli anni ’70, il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, degli studenti si è mobilitato collettivamente per ridurre le diseguaglianze e affermare la centralità, dignità e intelligenza del lavoro. Questo ha portato ad una straordinaria stagione dei diritti dentro e fuori dai luoghi di lavoro: lo Statuto dei lavoratori “La costituzione è entrata nei luoghi di lavoro”, la nascita del sistema sanitario nazionale e dei consultori pubblici, il diritto alla tutela e salute delle donne (L. 194/78), …
Dobbiamo tutte e tutti, ad ogni livello, agire una pratica sindacale che nella quotidianità possa restituire reddito e diritti alle lavoratrici e ai lavoratori e, soprattutto, possa restituire un futuro alle giovani generazioni, riportando il lavoro al suo ruolo di emancipatore sociale e di democrazia.
di Elena Petrosino, segretaria nazionale Filctem Cgil