Si è svolta questa mattina l'iniziativa "DAI METALMECCANICI AI CHIMICI: IL FUTURO DELL’INDUSTRIA BARESE" la tavola rotonda realizzata dalla Cgil, dalla Fiom e dalla Filctem Cgil del capoluogo pugliesie.
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Nell’area industriale di Bari sono 18 i tavoli di crisi e 2228 i lavoratori coinvolti. Essere qui oggi nel Consorzio Asi, non è una scelta casuale, spiega GIGIA BUCCI, Segretaria Generale Cgil Bari. Questo luogo deve essere la casa delle lavoratrici e dei lavoratori e vogliamo che si crei uno spazio sindacale unitario che possa essere vissuto da tutte e tutti in assemblee, un luogo aperto a chi produce lo sviluppo industriale, un luogo democratico. Questa la proposta lanciata dalla Segretaria Bucci al Presidente del Consorzio Asi Pierluigi Vulcano che ha aperto l’iniziativa. Stiamo inaugurando, spiega la Segretaria, un nuovo approccio politico di tipo collettivo e confederale rispetto al comparto industriale. I problemi dei lavoratori della Baritech, della Bosch o altri sono vertenze di tutti e non della singola categoria. Serve un approccio più ampio perché siamo per la prima volta dinanzi ad un passaggio tecnico e politico importante. L’Europa smette di essere mercato e diventa Stato mettendo a disposizioni risorse importanti per governare e gestire le transizioni che serviranno a ridurre disuguaglianze e divari e costruire modello di sviluppo per tutti senza alcuna distinzione. Dobbiamo governare le transizioni, renderle inclusive e democratiche altrimenti ci troveremo a gestire le dismissioni industriali con il rischio di diventare altro e lentamente morire, allontanandoci sempre più dal modello di Paese che è stato, e cioè industriale e manifatturiero. Dobbiamo metterci insieme e partire sempre dalla Costituzione, da quell’ art. 41 che lega la libertà di impresa alla responsabilità sociale delle imprese e le crisi i lavoratori espulsi a seguito di crisi industriali sono un problema sociale di cui tutti devono farsi carico.
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Marco Falcinelli
“Siamo difronte a grandi processi di cambiamento che nei prossimi anni stravolgeranno il mondo industriale”: ha spiegato il segretario generale della Filctem Cgil, preoccupato per la scarsa interlocuzione con il Governo Nazionale.
“Affrontare la transizione - ha continuato- significa comprendere che in Europa non siamo messi tutti nelle stesse condizioni. È indispensabile fare sistema superando steccati e divisioni, altrimenti le transizioni si tramuteranno inevitabilmente in dismissioni industriali. Manca una politica industriale cioè quell’idea che consentirebbe al Paese di impiantare filiere industriali atte a produrre la tecnologia indispensabile ad affrontare le transizioni. Scontiamo dei ritardi che non sono colmabili in tempi così rapidi. Il quadro ci fa dire che pur mettendocela tutta dobbiamo fare i conti con la realtà. Abbiamo bisogno di più tempo e di più impegno per attivare determinati processi di cambiamento. Va rimesso al centro il lavoro, così come i lavoratori dovranno diventare protagonisti del loro cambiamento professionale. La fatica di cambiare può essere affrontata non con il rischio di perdita del lavoro ma pensando che quel cambiamento sarà foriero di una crescita. Questa la vera resilienza perché il cambiamento o lo governi o lo subisci”.
“I giovani vanno via perché all’estero guadano tre volte di più e hanno una stabilità che in Italia non hanno. I processi che dovremo affrontare nei prossimi anni non possiamo gestirli esclusivamente con gli ammortizzatori sociali”: ha concluso Falcinelli.
Saverio Fraccalvieri
Da oltre un anno sul nostro territorio, ha spiegato SAVERIO FRACCALVIERI, Segretario Generale Ficltem Cgil Bari, stiamo fronteggiando una serie di crisi occupazionali di diverse imprese, in vari settori dall'industria tanto da parlare di vera e propria "Vertenza Area Metropolitana Barese". Non mi riferisco solo alla vertenza Baritech dove i lavoratori in Naspi attendono una ricollocazione, ma penso anche ai lavoratori del Palace Hotel e a quelli che da anni usufruiscono di massicce dosi di ammortizzatori sociali: Natuzzi, Italian Leather Group. Seguiamo un'area in cui convivono pezzi di eccellenza capaci di attirare investimenti anche nel campo della farmaceutica, come la Merck Serono o aziende come la Bridgestone che nonostante la crisi degli ultimi anni tornano a recuperare terreno. Seguiamo aziende come la Ex OM carreli, oggi Selectika, che stentano ad avere un futuro e attendono da anni la riconversione e il recupero occupazionale. Questa disamina ci fa capire quanto il nostro comparto industriale necessiti urgentemente di investimenti in tecnologia, in innovazione di processo, di formazione delle maestranze. Abbiamo chiesto unitariamente alle istituzioni del territorio, di attivare un tavolo per trovare percorsi di riconversione industriale e recupero occupazionale di quei lavoratori espulsi da aziende in crisi o aziende che hanno cessato l'attività. E l’elenco è lungo: 109 lavoratori della Baritech licenziati, che attualmente stanno usufruendo della Naspi; 195 i lavoratori dell'Italian Leather Group, in contratto di solidarietà in deroga fino a Giugno 2023; 128 lavoratori della Seleticka (EX OM), di cui solo 12 unità lavorano con un part time di 4 ore al giorno, il restante sono in attesa da 11 anni per una riconversione e recupero occupazionale; 63 le unità lavorative in contratto di solidarietà fino al 30 Maggio 2023 dell’azienda Chimica D’Agostino. Per non parlare del settore tessile e abbigliamento, dove sono stati già licenziati più di 200 lavoratori. Oggi, ha concluso Fraccalvieri, chiediamo alle istituzioni presenti, di fare squadra, di chiedere a quelle aziende che vengono ad investire e che presentano richieste di sostegno pubblico, che si impegnino a ricollocare i lavoratori provenienti da situazioni di crisi, soprattutto quei dipendenti che anagraficamente hanno maggiore difficoltà a trovare una ricollocazione.