“Il fermo di 50 giorni, previsto da settembre a dicembre, così come annunciato dall’azienda per le linee di produzione di polietilene ci preoccupa fortemente. L’azione di ‘contenimento delle scorte di prodotti finiti’, si traduce, infatti, in un blocco totale delle attività produttive per lo stabilimento di Ragusa” così la nota di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil territoriale.

“Non sono previsti interventi di manutenzione predittiva o programmata – prosegue la nota -, come spesso accaduto negli anni passati per eventi di stop legati al mercato. Il fermo alle produzioni, inoltre, avviene nelle stesse ore in cui Eni annuncia un nuovo assetto societario che dovrà sovrintendere al cambiamento strategico nella chimica. E tutto ciò per noi è paradigmatico. Da un lato Eni dà voce di stampa alla ristrutturazione degli asset industriali tradizionali, presenta all’opinione pubblica l’idea di chimica nuova, verde e sostenibile, dall’altro, però, in assenza di un piano industriale il nuovo management anticipa i tempi e ferma le produzioni”.

“Ragusa – continuano i Sindacati -, si riporterà alla presentazione del piano industriale con gli impianti fermi: era questo il messaggio che si voleva trasmettere a chi dovrà pianificare le strategie della chimica? Ma cosa sta realmente accadendo all’interno del perimetro della chimica di Eni? Qual è il piano di Eni per il settore chimico, e quale ruolo ha e avrà Ragusa in questo progetto? Nel 2022, alla presentazione del piano, anch’esso di transizione industriale, Eni aveva certificato un investimento ‘green’ negli stabilimenti di Brindisi e Priolo-Ragusa con l’obiettivo di integrare gli impianti di cracking con la tecnologia per il riciclo chimico dei rifiuti in plastica Hoop®. Tuttavia, ora i lavoratori assistono solo a blocchi produttivi, come quello del polietilene a bassa densità (LDPE), e alla prolungata fermata della linea di produzione di copolimero Eva, una delle linee di mercato a più alto valore aggiunto”.

“Una riconversione industriale senza adeguati investimenti sul sito produttivo di Ragusa, fortemente legato alle produzioni di etilene di Priolo, comporterebbe gravi ripercussioni economiche e sociali. Allo stesso tempo, il sito di Priolo, senza la verticalizzazione delle produzioni ragusane, avrebbe ancora un ruolo nell’idea di chimica nuova per Versalis? La chimica di Eni, in Sicilia, che fine farà? Eni è presente a Ragusa da 70 anni, da 70 sfrutta le risorse minerarie, da 70 anni ha sempre avuto un forte legame con le tradizioni industriali del territorio, da 70 anni è presente il petrolchimico; un disimpegno ora rischierebbe di compromettere non solo l’economia del territorio, ma anche il futuro occupazionale di centinaia di lavoratori e le loro famiglie”: conclude la nota.

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