dalla Gazzetta di Mantova, 15 giugno 2022
Accordo sul contratto chimico «Difesi i salari dall'inflazione».
Parla il segretario generale della Filctem Cgil: guarda al futuro e alle transizioni. Marco Falcinelli sarà oggi all'assemblea generale del sindacato mantovano.
Un contratto «moderno, che guarda al futuro, non di transizione, ma per la transizione, che aiuterà a gestire i grandi processi di cambiamento che il mondo del lavoro sta vivendo». A raccontare alla Gazzetta i punti qualificanti dell'ipotesi di accordo, siglata lunedì sera a Roma, per il rinnovo del contratto del settore chimico-farmaceutico è Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem Cgil nazionale che questa mattina partecipa all'assemblea generale della Filctem di Mantova. Assemblea che vede 106 delegati delle aziende del territorio riuniti in via Argentina Altobelli per discutere, tra le tante cose, del rinnovo del contratto chimico e di altri contratti aperti per la categoria, della vertenza Versalis, dello stallo della galassia Freddi come della manifestazione Cgil di sabato a Roma.
Falcinelli, quale il primo punto qualificante dell'intesa raggiunta da Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil con Federchimica e Farmindustria sul nuovo contratto 2022-20225?
«Intanto è che è stato rinnovato prima della sua scadenza che era a fine giugno e questo non è frutto del caso ma di un sistema di relazioni industriali che porta avanti un lavoro continuo durante tutta la vigenza del contratto. Ma indubbiamente molto importante è il risultato sul salario».
Un aumento sui minimi di 204 euro per un montante complessivo di 4.750 euro...
«Sostanzialmente abbiamo recuperato il 9% di inflazione certificato dall'Istat per il triennio. Il nostro sistema già dal precedente contratto garantisce il potere d'acquisto delle retribuzioni grazie a un meccanismo che non toglie soldi ai minimi all'oscillare del dato inflattivo. Ora abbiamo una ulteriore risposta importante per difendere i salari dall'inflazione».
Perché questo contratto è moderno?
«Perché abbiamo provato a interpretare i grandi cambiamenti di questi anni nel mondo del lavoro legati ai processi della transizione, della sostenibilità ambientale, della trasformazione tecnologica e digitale che comportano un'organizzazione del lavoro diversa. Tenendo conto della spinta portata da due anni di pandemia allo smart working, alla digitalizzazione a come queste incidono sulla conciliazione vita lavoro. Lo facciamo attraverso linee guida e qualche norma. Il contratto ha anche questa peculiarità: non contiene solo norme ma anche linee guida per orientare la contrattazione di secondo livello».
Contrattazione che viene valorizzata per favorire la parità di genere...
«È uno degli elementi più nuovi che abbiamo inserito guardando ai processi produttivi che cambiano e siamo riusciti a inserire anche l'aspetto della parità salariale, in questo settore il gap non è così evidente come in altri ma c'è. Abbiamo provato anche a fare un ragionamento sulla contrattazione di genere».
Il chimico-farmaceutico è sempre un apripista giusto?
«Lo è perché è tra i primi che si rinnovano, per le dimensioni di impatto sul numero di lavoratori e per l'importanza del settore. Viene guardato con attenzione anche per il sistema di relazioni industriali e spesso le sue soluzioni innovative hanno fatto scuola».
Parlare di chimica non può che portarci alla vertenza Versalis che riguarda questo territorio da vicino: cosa deve esserci nel piano industriale che Eni vi presenterà il 6 luglio?
«Abbiamo fatto presente al ministero che la chiusura dell'impianto cracking di Marghera non è un fatto locale e che a quell'impianto non è legata solo la chimica di base del quadrilatero padano ma anche gli equilibri produttivi di Brindisi e Priolo: di qui la richiesta di un piano che riguardi tutto il gruppo, che ci dica che impatto questa dismissione avrà su tutta la produzione della chimica di base del Paese che per l'80% è di Eni. Ci siamo opposti alla strada di un protocollo per Porto Marghera e vogliamo che i ministeri siano parte attiva perché Eni è un'azienda partecipata. Il governo deve garantire che questa operazione non avrà ricadute sulle produzioni e sulla distribuzione: serve un protocollo per la chimica di base del Paese coi ministri Giorgetti e Cingolani che facciano da garanti».
di Monica Viviani
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