“La grande crisi spaventa il tessile, 150 mila rischiano il licenziamento” di Paolo Baroni, La Stampa del 20, giugno. Tra dieci giorni scade il blocco, ancora niente intesa sulla proroga. Nel settore asse sindacati-aziende per salvare i posti.
Il dossier. Il conto alla rovescia è iniziato: tra dieci giorni scade il blocco dei licenziamenti e sul fronte della politica si muove poco o nulla. Ancora venerdì scorso il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha definito «irrealistica» una conferma generalizzata del blocco, «resta invece in piedi - ha aggiunto - la possibilità della selettività». In Parlamento la maggioranza non è ancora riuscita a trovare una sintesi delle varie posizioni: se ne capirà di più a metà settimana quando la commissione Bilancio della Camera inizierà a votare gli emendamenti al decreto Sostegni bis. Intanto tra i sindacati cresce l'allarme: il 22 a Milano manifesteranno i lavoratori del comparto tessile, anche per chiedere il rinnovo del contratto; mentre per sabato 26 Cgil, Cisl e Uil hanno in programma tre manifestazioni nazionali, a Torino, Firenze e Bari, per premere sul governo e tornare a chiedere una proroga del blocco per tutti i settori sino alle fine dell'anno.
Il peso del Sistema moda
Tra i comparti più a rischio c'è quello della moda, che prima del Covid valeva 82 miliardi di fatturato (di cui 57 esportati) e contava 57 mila imprese con un totale di 471 mila occupati, un quarto degli addetti totali nel comparto moda dell'intera Ue. Secondo le stime del sindacato tessili della Cgil se a fine mese non ci sarà una nuova proroga almeno 150 mila lavoratori impegnati nell'industria saranno a rischio, a questi poi se ne aggiungeranno altri 20 mila quando ad ottobre scadrà la moratoria del comparto artigiano. Spiega Sonia Paoloni, della segreteria nazionale della Filctem: «Se metto assieme tessile-abbigliamento, calzature, pelletterie, occhialeria, concia e tutto quello che è "sistema moda" arriviamo a 7-800 mila occupati e se consideriamo che la crisi ha colpito il 30% delle imprese (con punte del 50% nelle calzature), anche solo calcolando ottimisticamente una quota del 20% rischiamo di avere tra 140 e 160 mila licenziamenti». E ovviamente, visto la specificità del settore, sarebbero soprattutto le donne a perdere il lavoro visto che in questo campo rappresentano circa l'85% della forza lavoro.
Distretti a rischio
Il contraccolpo si farebbe sentire un po' in tutto il Paese, ma soprattutto nelle aree dove si concentrano i principali distretti industriali di questo comparto: le Marche, Toscana, Veneto e l'area di Caserta per il calzaturiero, ancora la Toscana per la pelletteria; e ancora, i tre grandi distretti del tessile abbigliamento, ovvero Como, Prato e Biella, e poi il polo di Carpi ed il Veneto dove sono presenti molte attività sia nel comparto tessile che nell'abbigliamento. «Ma il primo luglio non è che li troverò tutti licenziati - spiega Paoloni - perché per molte aziende la crisi ha toccato un livello di gravità tale che non hanno nemmeno i soldi per licenziare: soprattutto le aziende medio piccole, che sono strutturalmente sottocapitalizzate, pagano infatti seriamente la crisi dei consumi e la chiusura dei negozi. Magari hanno ottenuto dei prestiti, ma anche questi vanno restituiti, e se continuano a non fatturare anche solo i costi fissi rappresentano un problema grosso». Ad aver ripreso è solo l'alta moda, i grandi brand, che però valgono appena il 30% del totale del settore. Il grosso del settore è rappresentato da piccole e medie imprese, aziende anche con appena 10 dipendenti, che adesso rischiano di scomparire, avverte il sindacato. L'allarme per il settore moda risale allo scorso settembre quando Cgil, Cisl e Uil e Confindustria Moda hanno siglato un documento comune per sollecitare interventi a tutela e per favorire la ripresa dell'intero comparto. E già in quell'occasione veniva chiesta la proroga della cassa Covid per tutto il 2021 in modo da evitare di dover ricorrere ai licenziamenti. «Su questi temi conclude Paoloni c'è già una comunione di intenti, una sensibilità comune tra noi e Confindustria, perché sappiamo bene che se il settore si destruttura si perdono professionalità preziose, cosa che tra l'altro preoccupa molto anche i grandi brand». Difficile immaginare una soluzione entro il 30 giugno. Ovviamente anche i sindacati del comparto moda si aspettano che il blocco dei licenziamenti venga prorogato per tutti non solo per il tessile e le calzature, «poi se il governo deciderà altrimenti lo farà sulla sua responsabilità...».
Fonte La Stampa.