Il 21 novembre Tavolo per l'area industriale di Priolo, martedì 3 dicembre è convocato il Tavolo Versalis al Ministro delle Imprese e del Made in Italy. Infine, il 5 dicembre sempre al MIMIT il Tavolo per la chimica.
Mimit, convocati i tavoli Priolo, Versalis e della Chimica
Obiettivo: salvaguardare e rilanciare settore strategico per il sistema industriale
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel confermare il Tavolo sul futuro dell’area industriale di Priolo Gargallo per giovedì 21 novembre, ha inoltre dato indicazione di convocare il Tavolo Versalis per martedì 3 dicembre e il Tavolo sull’industria della Chimica per giovedì 5 dicembre.
I tavoli avranno l'obiettivo di salvaguardare e rilanciare l’industria della Chimica italiana, settore strategico per il sistema industriale del Paese.
Il tavolo Priolo è stato convocato d'urgenza alla luce delle recenti decisioni del Tribunale del Riesame di Roma in merito all’ordinanza del Tribunale di Siracusa, che hanno di fatto bloccato la prosecuzione delle attività del depuratore IAS S.p.A. (Industria Acqua Siracusana) di Priolo Gargallo, compromettendo le operazioni di aziende di primaria importanza come Isab, Versalis, Sonatrach e Sasol. Una minaccia che va subito sventata, perché rischia di pregiudicare il lavoro di decine di migliaia di persone e della stessa chimica nazionale.
Il tavolo Versalis è stato convocato per consentire all'azienda di illustrare in sede istituzionale con tutte le parti sociali il piano industriale che dovrà confermare gli impegni di investimento funzionali alla salvaguardia dei livelli occupazionali e a una presenza più qualificata e sostenibile dell’industria chimica italiana nel mercato europeo e mondiale.
Nel Tavolo sull’industria della Chimica, infine, verrà delineata la politica strategica del settore, sia in ambito nazionale che europeo, in linea con le indicazioni del libro verde di politica industriale “Made in Italy 2030” ora sottoposto a consultazione pubblica (fonte MIMIT).
Il segretario generale Marco Falcinelli spiega le ragioni della vertenza
Falcinelli, l’errore dell’Eni su Versalis: cosi la nostra industria chimica sarà dipendente dalle incertezze del mercato (Nunzia Penelope, Il Diario del Lavoro, 31 ottobre 2024)
Alle numerose grane industriali del paese, da Ilva a Stellantis, rischia ora di aggiungersene un’altra. Il nuovo caso si è aperto il 24 ottobre scorso, quando l’Eni ha annunciato ai sindacati il progetto di riorganizzazione della chimica di base, cioè Versalis: un piano che ha al centro gli impianti siciliani di Priolo e Ragusa e di Brindisi, e che prevede, in estrema sintesi, l’uscita dell’ente energetico dalla petrolchimica. Il progetto è stato immediatamente contestato dai sindacati, che hanno chiesto un incontro a Palazzo Chigi, mentre in Sicilia, a Ragusa, hanno indetto uno sciopero generale di otto ore per tutta l’industria, il 12 novembre. Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem Cgil, ce ne spiega le ragioni.
Falcinelli, in sostanza l’Eni afferma che continuare a produrre la materia prima nei cracking di Priolo e Brindisi costa più che comprare la stessa materia prima sul mercato. Cosa c’è di sbagliato, in questo?
Di sbagliato c’è proprio l’idea di fondo: cioè quella di cessare la chimica di base, cioè un elemento che è indispensabile per alimentare buona parte dell’industria chimica nazionale: la produzione di Versalis viene per l’80% utilizzata da altri settori industriali, aziende che fanno plastica, tessuti, vernici, eccetera. L’Eni dice: ma quel prodotto non mancherà, lo prendiamo sul mercato, a minor prezzo. Ma questo significa rendere l’Italia dipendente da un mercato che oggi è a buon prezzo, domani chissà.
Domani potrebbe non esserci più, o non essere altrettanto a buon mercato?
È un periodo di forti incertezze internazionali, abbiamo già visto cosa è accaduto negli anni passati col gas russo, abbiamo il 76% dei principi attivi della nostra farmaceutica che arrivano dalla Cina. Davvero adesso vogliamo creare una nuova dipendenza, mettere il futuro della nostra chimica nelle mani di altri paesi produttori, che siano l’Africa o il Medio Oriente, o comunque paesi tutt’altro che stabili?
D’altra parte, l’Eni sulla chimica di base ha perso 3 miliardi in cinque anni. Anche questo va tenuto in considerazione, o no?
Intanto, le perdite sono dovute alla bolletta energetica, e l’Eni stessa ci aveva più volte detto che avrebbe posto al governo il tema. Ma soprattutto, l’Eni non è Stellantis, non è una azienda totalmente privata, è partecipata al 30% dallo Stato, deve tenere in considerazione i conti, ovviamente, ma deve pensare anche al bene del paese. Ha una missione di responsabilità sociale.
E’ stato garantito che non ci saranno perdite occupazionali, che tutti i posti di lavoro saranno salvaguardati e protetti. Non è così?
Ma questo riguarda solo i dipendenti diretti dell’Eni: la chiusura di Priolo, per dire, avrà una ricaduta enorme sull’indotto e sull’occupazione indiretta, saranno a rischio circa cinquemila posti di lavoro. Ma soprattutto non è quello dell’occupazione il solo tema, il problema fondamentale.
E qual è allora?
Quello che dicevo prima: c’è di fondo un tema di politica industriale. Uscire totalmente dalla petrolchimica, cioè la chimica di base, è un errore. Inoltre, abbiamo già visto questo film: quando negli anni scorsi abbiamo contrattato con l’Eni la chiusura del cracking di Porto Torres, si disse che sarebbe servito a fare decollare la chimica verde, ma di quel progetto si è realizzato si e no un terzo. E sulla chiusura di Porto Marghera ci dissero che la produzione necessaria ad alimentare gli impianti di Ferrara e Mantova, che dipendevano appunto dall’impianto di Marghera, sarebbe stata garantita da Priolo e Brindisi. Ma se adesso chiudono anche questi, non ci sarà più nessun impianto di cracking nel nostro paese. L’Eni da produttore si trasforma in trader, privandosi di una tecnologia che forse è vecchia, forse può essere ammodernata e migliorata, ma certamente non dismessa, rendendoci dipendenti dall’estero in un settore chiave. Tanto più che proprio l’Ad di Eni, Claudio De Scalzi, ha sempre sostenuto che la nostra dipendenza dall’estero deve essere ridotta. Come si concilia con questa scelta?
L’Eni garantisce che sulla chimica continua a investire, e che a Brindisi si farà una gigafactory. Non ci crede?
Si, ma come ho spiegato, il problema è la chimica di base che serve a tutti gli altri produttori. E soprattutto, va tenuto conto del contesto: viviamo in tempi incerti, che non richiedono scelte radicali, ma di procedere per aggiustamenti. Quanto alla gigafactory, le prime batterie si faranno nel 2028. E nel frattempo? Finirà come a Porto Marghera e a Porto Torres, dove i progetti sono tutti fermi? Il secondo tempo della partita non si è mai giocato. Per questo abbiamo chiesto un incontro a Palazzo Chigi: per capire se è il governo ad aver dato il via libera a questa operazione, e se, nel caso, ne hanno compreso a fondo tutte le implicazioni per il futuro del paese e delle sue industrie (scarica qui).
Nunzia Penelope
Il 12 dicembre sciopero in Sicilia
Il 12 dicembre, in Sicilia, si sono svolti due importanti scioperi dei lavoratori degli impianti di Priolo e Ragusa contro la decisione di Eni riguardante il destino di Versalis.
Il Video delle manifestazioni e degli scioperi
Nota stampa Filctem Sicilia
"L'adesione totale allo sciopero di oggi dei lavoratori di Ragusa e delle aziende dell'area industriale di Priolo risponde alle inutili polemiche di questi giorni ed alla sproporzionata campagna di disinformazione messa in atto da Eni. I lavoratori hanno incrociato le braccia per dire no alla chiusura dei siti Versalis siciliani per segnalare la paura per il posto di lavoro, per chiedere lo sviluppo per il territorio e per rivendicare quel tavolo sulla chimica di base per il. Paese che palazzo Chigi continua a non convocare . Tutto il contrario insomma di quanto deciso dall'azienda parapubblics Eni" così Pino Foti, segretario generale della Filctem Cgil Sicilia.
"Non c'è - prosegue - uno scontro tra il sindacato arroccato a difendere il passato e l'Eni che prospetta futuri luminosi cone strumentalmente sbandiera da giorni. C'è invece, ed Eni lo sa bene, la volontà di contrastare decisioni dettate dagli azionisti privati che celano solo un risparmio di 3 miliardi ed impoveriscono e la Sicilia ed il Paese. Centro direzionale, bioraffineria e riciclo chimico ovvero le proposte di Eni per giustificare la chiusura di Versalis non bastano a sostituire il crollo del sistema produttivo ed occupazionale di questa parte della Sicilia. Il tavolo sulla chimica a palazzo chigi è quindi presupposto ineludibile per definire qualsiasi soluzione Ed il tavolo regionale con tutte le aziende che finora hanno operato con Versalis è altrettanto indispensabile per svelare gli effetti di questa pericolosa scelta e per porre ogni rimedio. La politica smetta di essere spettatore o peggio di reagire con commenti da bar. In questa terra è in atto la strategia del carciofo ovvero ridimensionare a poco poco le attività per dividere i lavoratori e far passare qualsiasi piano. Ci sono siciliani che hanno il diritto di sapere e di avere risposte": ha concluso Foti.