Dopo la sottoscrizione lo scorso dicembre del Manifesto “Uniti per l’Idroelettrico Italiano” condiviso da Filctem, Flaei, Uiltec, Elettricità Futura, Utilitalia e numerose altre associazioni ed enti, oggi, presso la Camera dei Deputati, si è svolto un convegno, organizzato da Elettricità Futura, dal titolo “Idroelettrico, un valore per l’Italia”.

Il Convegno, che ha visto la partecipazione del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, è stata l’occasione per approfondire il tema, strategico per il Paese, della difesa e del consolidamento del comparto della produzione idroelettrica, minacciato dalle “gare” previste dal PNRR per il rinnovo delle concessioni scadute o in scadenza.

A nome delle tre Organizzazioni Sindacali Confederali di Categoria, il Segretario Nazionale della Filctem Cgil Ilvo Sorrentino, il Segretario Generale della Flaei Cisl Amedeo Testa e il Segretario Nazionale della Uiltec Uil Marco Pantò hanno presentato il seguente intervento:

Le concessioni idroelettriche e la necessità di una strategia nazionale per la tutela del settore

Interveniamo oggi in rappresentanza delle tre sigle sindacali confederali del Settore Elettrico, per meglio specificare il nostro pensiero, a valle della iniziativa pubblica che insieme alle aziende a ad altri soggetti interessati, abbiamo sottoscritto per sottoporre a tutti un tema di cruciale importanza per il futuro del nostro Paese: la gestione delle concessioni idroelettriche e la necessità di una strategia nazionale che tuteli un comparto industriale strategico, evitando scelte che potrebbero compromettere il nostro sistema energetico e occupazionale.

L'energia idroelettrica rappresenta un’eccellenza italiana. Parliamo di una fonte rinnovabile, programmabile e sicura, capace di contribuire all’indipendenza energetica dell’Italia, alla stabilità della rete elettrica, al contenimento dei costi per famiglie e imprese, oltre che alla tutela del territorio e allo sviluppo delle comunità locali. Nel 2023, il settore idroelettrico ha fornito energia per il fabbisogno di 15 milioni di famiglie, generando un valore economico di oltre 2 miliardi di euro e garantendo occupazione a circa 12.000 lavoratori altamente qualificati, senza contare l’indotto.

L'errore strategico delle gare per le concessioni idroelettriche  

Come ben sappiamo, la Commissione Europea aveva avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per non aver previsto il sistema di gara per le concessioni idroelettriche alla loro scadenza. In risposta, il nostro Paese ha adottato una normativa che prevedeva la messa a gara degli impianti, confidando che questa fosse la via richiesta dall’Europa. Tuttavia, nel frattempo, sono state avviate procedure simili nei confronti di altri Stati membri, costringendo la Commissione a riconsiderare l’intero approccio al tema.  

Dallo studio condotto dalla stessa Commissione europea è emerso chiaramente che le gare per le concessioni idroelettriche non apportano alcun beneficio concreto. Tutte le lettere che chiudono le procedure di infrazione per i vari paesi europei affermano questo elemento con chiarezza! Anzi, le gare rischiano di scoraggiare gli investimenti, poiché introducono un'incertezza che mina la stabilità economica necessaria per la manutenzione e l’ammodernamento degli impianti. Sulla base di queste valutazioni, la Commissione ha chiuso tutte le procedure di infrazione, compresa quella aperta contro l’Italia.  

La necessità di correggere l’impegno assunto nel PNRR

Probabilmente a causa di un mancato coordinamento tra i diversi uffici competenti e di un ritardo nel recepire la chiusura della procedura di infrazione, l’Italia ha comunque deciso di assumere l’impegno di mettere a gara le concessioni idroelettriche nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), nonostante l’Unione Europea non lo richiedesse più. Questo errore va corretto al più presto, perché introduce un elemento di destabilizzazione nel settore e rischia di compromettere il futuro degli investimenti.  

Non possiamo permettere che il nostro patrimonio idroelettrico venga messo a rischio per un impegno preso erroneamente e in modo non coordinato. Le gare, anziché favorire la concorrenza e l’efficienza, creano instabilità e disincentivano le aziende a investire nel lungo periodo. In un contesto di transizione energetica, l’idroelettrico deve essere sostenuto e valorizzato, non penalizzato da decisioni burocratiche incoerenti con la realtà del mercato.  

Siamo fortemente preoccupati perché nella “partita” del rinnovo delle concessioni idroelettriche non avvertiamo una strategia nazionale. Per il Sindacato è sbagliato “regionalizzare” questo processo; lo dimostrano ad esempio le documentazioni di gara prodotte dalle regioni, che sono profondamente diverse tra loro e, soprattutto, non è prevista né la garanzia occupazionale né quella sugli investimenti, né tantomeno avvertiamo l’attenzione a mantenere all’interno quelle competenze necessarie, utili a svolgere con qualità le attività che sottostanno alla gestione di un impianto idroelettrico. Su questo siamo davvero preoccupati: già oggi avvertiamo troppe esternalizzazioni di attività. Se lo scenario dovesse sgretolarsi, questo problema si presenterebbe in maniera superiore a quanto accade oggi. Quello che si rileva in questa fase, in definitiva, è la volontà di fare cassa senza alcuna visione industriale/occupazionale.

Altro problema da sottolineare è quello della sicurezza degli impianti idroelettrici, alcuni dei quali hanno un secolo di vita e dove si deve pensare a massicci interventi di manutenzione straordinari e questo aspetto può essere valorizzato solo con tempi lunghi di assegnazione

Per queste ragioni, chiediamo al Governo e al Parlamento di:

1. Mettere in campo tutte quelle iniziative utili a recuperare una strategia unica sul piano nazionale.

2. Sospendere l’obbligo di gara per le concessioni idroelettriche introdotto nel PNRR, alla luce del fatto che l’Unione Europea non lo considera più necessario e che potrebbe avere effetti negativi sugli investimenti e sulla sicurezza del settore.  

3. Aprire un tavolo di confronto con gli operatori del settore e i rappresentanti dei lavoratori per definire una strategia di lungo periodo per l’energia idroelettrica in Italia, garantendo stabilità e certezza normativa.  

4. Salvaguardare l’occupazione e le competenze professionali di un settore altamente qualificato, che rappresenta un pilastro della nostra indipendenza energetica e della sicurezza del sistema elettrico nazionale. Le professionalità presenti nel settore idroelettrico sono un bene prezioso che non può essere disperso o depotenziato.

5. Favorire il rinnovo e l’ammodernamento degli impianti idroelettrici esistenti, incentivando gli investimenti nelle tecnologie più avanzate e nella tutela dell’ambiente, senza introdurre vincoli normativi che ne ostacolino lo sviluppo.

6. Compensare in maniera maggiore quanto dovuto ai territori che ospitano gli impianti idroelettrici, per favorire un maggiore equilibrio redistributivo e per ridurre, per quanto possibile, i costi delle bollette.

Il futuro dell’idroelettrico italiano dipende dalle decisioni che verranno prese nei prossimi mesi in Parlamento. È essenziale evitare errori strategici che potrebbero compromettere la competitività del settore e la sicurezza energetica del nostro Paese. L’Italia non può permettersi di perdere il valore e le competenze che l’idroelettrico ha costruito nel tempo con investimenti ingentissimi, ma non può neanche permettersi di mantenere le gare così come previsto oggi, in una cornice in cui manca del tutto sia la reciprocità con gli altri paesi, che l’obbligo da parte dell’Europa. Siamo in una situazione in cui le responsabilità sono tutte interne e questa è la parte più assurda di tutta la vicenda.


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