Sindacati: “L'azienda abdica al ruolo di propulsore della transizione energetica. In Italia la metà degli investimenti, ma i benefici per il Paese e per i Lavoratori non emergono”.

Si è svolto lo scorso 23 novembre il previsto incontro, fra la Direzione Aziendale e le Segreterie Nazionali di Filctem, Flaei e Uiltec, per fare un focus sul nuovo piano industriale del gruppo, per capirne i razionali e far ripartire relazioni industriali necessarie a dare risposte alle molte criticità  evidenziate dal Sindacato, in particolare dopo il cambio dei vertici aziendali. 

“L'Azienda - spiegano le tre sigle sindacali in una nota - ci ha illustrato le macro-direttrici sulle quali si sviluppa il Piano, con particolare riferimento al tema degli investimenti, anche se non è stato possibile sviluppare un approfondimento specifico soprattutto rispetto agli impatti sul personale a seguito della prospettata semplificazione organizzativa e la riduzione dei costi, con risparmi anche sui business regolati in concessione”.

Gli investimenti

“Dei 35,8 miliardi di investimenti – continuano Filctem, Flaei, Uiltec - previsti per il triennio 2024-2026, il 49% (17,2 mld) interesseranno il nostro Paese.  Nello specifico, 12,2 mld saranno destinati all'adeguamento delle reti e 5 mld alla crescita della produzione rinnovabile e alla gestione della clientela. Se si tiene conto che 3,5 mld è il contributo previsto dal PNNR, l'impegno di Enel è in linea con quanto presentato lo scorso anno.

Analogamente, prosegue l'operazione di riduzione del debito annunciata con il vecchio piano ed è confermata la decisione di cedere asset per 21 mld nel triennio”.

Rinnovabili

Per quanto riguarda le rinnovabili – insistono - il piano presentato ci sembra in totale contraddizione con quanto ENEL costantemente espone ad ogni convegno sull’argomento: per le modeste risorse destinate nel piano; per la non chiarezza su quali siano i progetti di Enel Green Power sulla Geotermia, centro di eccellenza a livello mondiale, e sul futuro dell’idroelettrico, anche rispetto alle possibilità di ripresa degli investimenti che sembrano delinearsi dall’evoluzione normativa. Preoccupante è anche il sostanziale disimpegno per le riconversioni delle centrali di Civitavecchia e Brindisi, per le quali ad oggi è stata riconfermata solo la chiusura al 2025 (e al 2027 per la centrale del Sulcis), con l’alibi del mancato riconoscimento del “capacity market” ma senza nessun’altra proposta alternativa.

Inoltre, non è chiara nemmeno la posizione sul ruolo che Enel vorrà svolgere in futuro in 3SUN (azienda italiana del gruppo Enel Green Power, situata nella Etna Valley di Catania, mirata alla produzione di pannelli fotovoltaici, ndr)”.

Distribuzione

“Infine, parliamo di e-Distribuzione – scrivono ancora nel comunicato -, la società che godrà del 71% degli investimenti in Italia. Anche in questa società, di cui è noto il ruolo strategico nel contesto della transizione energetica quale asset fondamentale per una generazione (sistema di produzione dell'energia, ndr) che sarà sempre più diffusa e sempre meno programmabile: sconcerta l'approccio razionalizzante dei vertici aziendali.

Tutto questo è incoerente con il contesto e gli scenari futuri: stiamo parlando di una società che opera in un business regolato (che significa, quindi, costi riconosciuti da ARERA), che produce oltre la metà degli utili del gruppo in Italia e che nei prossimi anni avrà il compito di aumentare, come mai in passato, la capacità di distribuire energia elettrica, realizzando importanti investimenti su asset strategici per il Paese. Stiamo parlando di una società che non è in crisi ma, anzi, gode di ottima salute e che in futuro non potrà che ampliare la propria attività, anziché ridurla. Ecco perché i 200 milioni di razionalizzazioni nei business regolati, previsti dal Piano, in questo contesto sono incomprensibili ed inaccettabili”.

Le necessità per il futuro

Serve – scrivono le Segreterie Nazionali- una vera svolta e non continuare a pensare ad ulteriori efficientamenti e razionalizzazioni. Servono ulteriori inserimenti di personale e modelli organizzativi in grado di accompagnare i processi in maniera adeguata e un welfare al passo con i tempi e con la storia di questa Azienda. Noi pensiamo che una società elettrica delle dimensioni di Enel, per il ruolo che gli è stato conferito e nel vantaggioso scenario prospettato, debba fare di più e meglio. Le Lavoratrici e i Lavoratori del gruppo continueranno ad essere i protagonisti della transizione con il senso di responsabilità e partecipazione che hanno sempre dimostrato. Non sono, al contrario, i nemici da colpire con miopi logiche di efficientamento. La “Persona” come abbiamo concordato con lo “Statuto” va messa al centro”.

“È il momento di farlo. Abbiamo le idee chiarissime e lo abbiamo ribadito all’Azienda. Al centro deve restare lo sviluppo e il lavoro: serve creare valore, non generare tagli su un sistema già iper-efficientato! Pensiamo che il confronto debba proseguire con specifici tavoli di approfondimento per ogni singola società o business line, per avere contezza delle reali intenzioni aziendali. Su quelli esprimeremo il nostro giudizio assumendoci le nostre responsabilità, nell'interesse dei lavoratori che rappresentiamo”: conclude la nota unitaria di Filctem Cgil, Flaei Cisl, Uiltec Uil.

Comunicato unitario


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