“La messa in stato di amministrazione giudiziaria della Giorgio Armani Operations accende i riflettori su una questione che il sindacato solleva da tempo: il lavoro povero come conseguenza del decentramento produttivo. Molto spesso  il decentramento produttivo è finalizzato alla massimizzazione degli utili ed alla minimizzazione delle responsabilità, producendo inevitabilmente una spirale di subappalti che, in diversi casi, sono riconducibili al core dell’azienda committente dando vita ad una giungla retributiva al ribasso”. Così è intervenuto questa mattina Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem Cgil, sui fatti di cronaca che stanno riguardando il noto marchio della moda e del made in italy, tra le più importanti aziende manifatturiere del paese.

“In questo caso siamo persino oltre – ha proseguito -. Laboratori dormitori, lavoratrici e lavoratori pagati a cottimo, finti part time, lavoro in nero, il tutto aggravato da condizione di salute e sicurezza a dir poco inadeguate. Condizioni che sono prossime alla schiavitù e in quanto tali totalmente inaccettabili. Apprendiamo dalla stampa che probabilmente non è coinvolta solo la Giorgio Armani Operations ma altri brand, cui gli intermediari procuravano i prodotti. Se così fosse si paleserebbe una grave situazione di irregolarità nella seconda manifattura italiana, incredibilmente ancora soggetta a forme di caporalato che, come ci dice la cronaca di questi ultimi anni, non riguarda solo il lavoro agricolo”.

“Da tempo – ha continuato Falcinelli - il sindacato chiede di fare accordi di filiera, che prevedano trasparenza e tracciabilità dei prodotti e delle condizioni di lavoro, perché le aziende committenti non siano più orientate alla sola massimizzazione del profitto, che si scarica sulle condizioni delle maestranze, ma piuttosto ad una competitività socialmente sostenibile. La responsabilità primaria è  di chi affida la produzione ad aziende terze senza una verifica preventiva della regolarità delle condizioni lavorative e il necessario mantenimento anche della responsabilità delle committenti su tutto il ciclo produttivo.

E parimenti è necessario, pur nel rispetto della  libertà di impresa,  stabilire un valore coerente delle attività oggetto di commissione e imporre controlli sulle condizioni di lavoro, sulle applicazioni dei contratti nazionali di lavoro firmati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative e sulle misure di salute e sicurezza. Leggere nuovamente di macchinari modificati per aumentare la produttività ci rafforza nella convinzione che, in un paese in cui nel 2023 si sono registrati più di 1000 morti sul lavoro, non serva più la sola indignazione  ma controlli efficaci, individuazione di responsabilità, prevenzione. Tutte cose  che diciamo da tempo, sostanzialmente inascoltati. Seguiremo con estrema attenzione l’evolversi della vicenda investigativa ma sin d’ora chiediamo un tavolo di confronto specifico con le associazioni datoriali ed una attività ispettiva mirata alla verifica di condizioni di illegalità così come di condizioni di applicazioni contrattuali incoerenti”: ha concluso il leader della Filctem Cgil.

Comunicato stampa


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