Per Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil "Gli ammortizzatori sociali non bastano".

Si è tenuto oggi, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il tavolo di settore sulla moda, alla presenza del Ministro Urso, delle organizzazioni sindacali e delle rappresentanze datoriali.

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Tavolo della Moda al MIMIT

Politiche attive contro la crisi. Gli ammortizzatori sociali non bastano

“Come sindacato abbiamo il dovere di tenere la guardia alta rispetto alla crisi che vive il complesso settore del “Made in Italy”, per rispondere alle esigenze di tutela di una produzione di qualità e, soprattutto, della piena e buona occupazione. Proprio i dati relativi ai livelli occupazionali, produttivi e del ricorso alla Cassa integrazione sono sconfortanti e rivelano il peggiorato stato di crisi. Le organizzazioni sindacali hanno già contribuito a presentare richieste specifiche, sapendo che occorre prima di tutto attivare politiche attive e di sostegno, agendo con la massima attenzione per le crisi aziendali in atto, per l’innalzamento delle richieste di cassa integrazione e per il rialzo dei costi energetici che si stanno manifestando nei vari distretti del settore”. Così Filctem Cigl, Femca Cisl, Uiltec Uil al termine della quinta riunione del Tavolo della Moda, tenutasi oggi presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

“È necessaria – proseguono i sindacati - una seria progettazione di politiche industriali che sappia rilanciare l’intera filiera. Riteniamo inoltre che sia giunto il momento di  rinnovare i contratti collettivi nazionali ancora aperti, al fine di tutelare il potere d’acquisto alle lavoratrici e ai lavoratori interessati. Al Governo abbiamo chiesto e continueremo a chiedere: ulteriori agevolazioni per la crescita delle imprese dal punto di vista dimensionale; soluzioni utili a far rientrare quelle imprese che hanno delocalizzato all’estero; applicazione delle più moderne tecnologie, utili a certificare il prodotto di settore e la buona e sicura occupazione; acquisizione per i lavoratori delle idonee abilità per svolgere mansioni diverse o per migliorare quelle già utilizzate; sviluppo delle reti informative condivise; promozione della riconversione green delle filiere e sviluppo di piattaforme nazionali per il riciclo, riuso e smaltimento dei prodotti tessili; agevolazioni nell’acquisto di prodotti sostenibili”.

“Queste scelte di vera e propria politica industriale – proseguono i sindacati - devono essere incentivate dalle prossime determinazioni legislative e avere adeguate coperture attraverso le opportune indicazioni nella nota di aggiornamento del Documento di Economia e finanza e nell’approvazione conseguente del Bilancio dello Stato. A tali misure va accompagnato un deciso contrasto all’illegalità di utilizzo di manodopera e alla contraffazione”.

“Solo in questa prospettiva – concludono Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil - possono trovare attuazione concreta le proposte e le iniziative utili alla crescita produttiva del Paese e dei correlati livelli occupazionali. Siamo convinti che sia possibile farlo realizzando la corretta sinergia nel rapporto tra sindacati, imprese ed istituzioni. In tale chiave occorrerà anche fare sistema tra i fondi disponibili per garantire un’equa ripartizione delle risorse a tutti i livelli del settore in questione. Solo seguendo tale logica si può dare un senso ai lavori che coinvolgono questo Tavolo”. Scarica qui la nota stampa unitaria

Il Sistema moda: Cgil e Filctem, non bastano gli ammortizzatori

Sindacati: “necessarie politiche industriali, qualificazione della filiera, del sistema di impresa e del modello produttivo”.
 
Il settore è il terzo manifatturiero in Italia e conta circa 446.000 addetti con riferimento ai soli lavoratori diretti, distribuiti in 82.129 imprese complessive. Il solo settore della concia conta un fatturato annuo di 5 miliardi di euro. Secondo uno studio di Area Studi Mediobanca di Febbraio 2024, “le 175 maggiori aziende della moda con sede in Italia registrano un valore aggiunto pari al 1,5% del Pil nazionale nel 2022”.
 
L’intero settore manifatturiero manifesta grosse difficoltà evidenziate da un ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali (+67,6% nel tessile abbigliamento) sia nel comparto industriale che in quello artigiano.

“Nel coordinamento confederale CGIL tenuto ieri sul sistema moda, è emerso lo stato del settore sia nelle attività dirette, sia dell’indotto(forniture metalmeccaniche, commercio, logistica e servizi). La crisi impatta necessariamente sulla filiera sistema moda e sull’indotto e i tavoli di crisi aperti a livello territoriale sono indicativi della difficoltà complessiva della intera e complessa filiera”: hanno spiegato il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo, e il segretario generale della Filctem Cgil, Marco Falcinelli, a margine dell’incontro.

“È evidente – hanno proseguito - che non sia più procrastinabile lo sviluppo di politiche industriali che comprendano interventi decisi all’insegna della sostenibilità ambientale, economica e sociale, con interventi mirati al sostegno della riconversione ecologica delle imprese maggiormente impattanti dal punto di vista ambientale. Sono necessari investimenti specifici sulla filiera e sui distretti che favoriscano anche l’aggregazione di impresa, progetti di valorizzazione energetica, e, in maniera netta, interventi in tema di contrasto all’illegalità, al lavoro nero, al dumping contrattuale, ai fenomeni di sfruttamento ed alla gravissima piaga della contraffazione a favore della buona e piena occupazione, a partire dalla salute e sicurezza sul lavoro”.
 
“Parimenti – hanno continuato -, per contrastare i fenomeni di illegalità, bisogna favorire la trasparenza dei rapporti contrattuali all’interno di tutta la filiera degli appalti che impedisca la grave situazione che coinvolge, in particolare, il segmento dei contoterzisti. È poi fondamentale la programmazione degli investimenti necessari e l’ausilio alla trasformazione digitale del settore. Contestualmente è necessario sostenere un serio piano di formazione delle figure professionali necessarie a garantire la trasformazione del settore. Se si vuole rendere lettera viva il sostegno alla produzione made in Italy il Governo non può limitarsi ad interventi spot ma deve essere complessivo, coerente, di lunga durata. Questo è quanto ci aspettiamo dal tavolo di oggi”: hanno concluso Gesmundo e Falcinelli. Scarica qui la dichiarazione congiunta di Gesmundo e Falcinelli

Di seguito una scheda sintetica avanzata dai sindacati di categoria delle proposte utili alla discussione del Tavolo della Moda

1. Incentivare, utilizzando la leva fiscale, le attività di reshoring premiando anche chi non abbia mai delocalizzato. Gli incentivi devono essere vincolati alla presentazione di un piano industriale di investimenti che preveda il trasferimento di attività produttive in Italia, l’incremento e la stabilità occupazionale, l’applicazione dei CCNL sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.  La norma dovrà prevedere il recupero del beneficio qualora l’attività economica venga successivamente trasferita all’estero. Ogni incentivo previsto deve essere subordinato all’applicazione del CCNL sottoscritto dalle OO.SS maggiormente rappresentative;

2. Incentivare l’utilizzo della tecnologia blockchain per certificare il prodotto ma anche ai fini della certificazione sociale e del contrasto all’illegalità ed al dumping;

3. Incentivare l’utilizzo della tecnologia blockchain per la certificazione dei processi formativi (libretto formativo);

4. Incentivare reti informative condivise nei singoli distretti e standard informatici condivisi per garantire la condivisione dei dati;

5. Incentivare il reskilling e l’upskilling per l’inserimento delle nuove figure professionali necessarie a gestire il processo di digitalizzazione ed utilizzo di sistemi di IA;

6. Incentivare la riconversione green delle filiere con linee di investimento specifiche;

7. Incentivo allo sviluppo di una piattaforma nazionale regionale sul riciclo, riuso e smaltimento dei prodotti tessili;

8. Fare sistema di tutti i fondi disponibili per garantire un’equa ripartizione delle risorse a tutti i livelli ( nazionale- regionale-distrettuale);

9. Incentivare l’acquisto di capi d’abbigliamento realizzati con materiali tessili rigenerati, dotati di specifiche certificazioni e/o marchi collettivi;

10. È da ritenere necessaria l’implementazione di misure ad hoc in favore di una massima diffusione della trasparenza circa la riparabilità, la provenienza da materiale riciclato, la riciclabilità dei prodotti tessili al fine di veicolare i consumatori finali verso scelte di acquisto maggiormente sostenibili e trasparenti, attraverso il coordinamento e l’utilizzo integrato di strumenti quali i sistemi di tracciabilità già sopra citati. 

 


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