Lo scorso 11 ottobre si è svolto a Roma l'incontro fra la direzione del gruppo Edison, alla presenza dell’AD Nicola Monti e le segreterie nazionali di Filctem, Flaei/Femca e Uiltec per la presentazione del piano industriale al 2030. “Un piano corposo dal punto di vista degli investimenti se si tiene conto delle dimensioni del Gruppo rapportate ad altri soggetti di maggiori dimensioni”: si legge in una nota della segreteria nazionale della Filctem Cgil sull’incontro.
Investimenti
10 miliardi di euro da qui al 2030 così suddivisi:
- 5 miliardi in nuove installazioni di capacità produttiva da rinnovabili;
- 2,5 miliardi sull'efficienza energetica;
- 1 miliardo in nuova capacità di stoccaggio (pompaggi e batterie);
- 1,5 miliardi per nuovi impianti di LNG e clienti.
Ciò con l'obiettivo di aumentare di 3 GW la potenza rinnovabile e di 0,5 GW la capacità di stoccaggio.
“Rimane purtroppo confermata – continua la nota - la volontà di uscire dall’attività di stoccaggio del gas come peraltro più volte dichiarate da Edison. Anche sotto il profilo economico gli obiettivi sono molto ambiziosi. Dopo essere riuscita a sostituire completamente le entrate derivanti dall’attività di Esplorazione e Produzione cedute a Energean, la previsione dell’Azienda è quella di raddoppiare l’EBITDA dal 2022 al 2030, passando da 1,1 miliardi di euro a 2,2 miliardi. La previsione – prosegue il comunicato - che ci fa esprimere maggior soddisfazione è quella riferita alla crescita degli organici: nel periodo 2023-2030 si ipotizza l'aumento degli addetti del gruppo di circa 2000 unità, al netto delle uscite per quiescenza”.
Il Futuro
“La presentazione - prosegue - contiene altresì uno sguardo al decennio successivo al 2030 con ipotesi di impegno anche in altre tecnologie legate alla transizione: eolico off-shore, cattura della CO2 (CCS), altri metodi di stoccaggio come l'idrogeno e, non ultimo, il nucleare”.
Nucleare
“Premesso – insiste la Filctem Cgil - che esprimere giudizi su scenari a così lunga distanza temporale rischia di diventare un esercizio di stile, sulla questione nucleare non possiamo che esternare alcune oggettive perplessità, scevre da posizioni ideologiche. In un paese, il nostro, dove si fa fatica a sostituire pale eoliche già esistenti, o mettere a terra un qualsivoglia impianto di produzione di energia anche se completamente “green” a causa di una burocrazia ingessante e dell'ostilità dei territori interessati, ipotizzare la costruzione di impianti nucleari la cui realizzazione dovrebbe avvenire fra almeno 10 anni è a dir poco velleitario, se si tiene conto che i cittadini su questo tema si sono già chiaramente espressi. Se poi gli impianti previsti necessiteranno di materia prima (uranio arricchito) e quindi produrranno nuove scorie senza un deposito nazionale dove stoccarle, sono di taglia medio-grande (340 MW l'una) e avranno un costo di realizzazione di circa 2 miliardi ciascuna, le perplessità aumentano.
Che Edison, con questa posizione, abbia voluto avallare e sostenere le proposte di questo Governo sta nei legittimi rapporti fra imprese e politica. Ciò che a noi preoccupa è che questa riedizione della questione nucleare distragga il paese dagli obiettivi di decarbonizzazione”: conclude.